Il centro storico di Lecce si satura ILLEGALMENTE di pub e ristoranti (contro le leggi nazionali e il piano regolatore particolareggiato - con le sue norme tecniche di attuazione). Per questo gli affitti schizzano alle stelle e gli artigiani ed i commercianti sono sfrattati dai loro locali in centro. Gli illeciti di funzionari e classe politica saranno perseguiti penalmente? Basterà (l'annunciato) "colpo di spugna" amministrativo? E a noi onesti chi ci pensa?

P.S. Chi vuole collaborare con noi (dalle province di Bari, Brindisi, Foggia e Taranto - artisti, politici, rappresentanti di Associazioni), non aspetti a contattarci! Lasciate un commento o una mail a frvitie@tin.it e sarete ricontattati in mezza giornata! Solo uomini "di buona volontà"...

P.P.S. Ecco la proposta di Legge Regionale sull'Artigianato Artistico e le Botteghe Storiche pugliesi, a cura dell'Ass. Nuovo centro storico di Lecce. Buona lettura.



sabato 6 dicembre 2008

PANEM et CIRCENSES...

5'000 spettatori in piazza S. Oronzo, altre centinaia intorno
400 per Rocco Palese e la destra (nei desideri)

30'000 per Massimo Ostillio e la sinistra (nei desideri)
6'000'000 (di euro) per tutti gli altri (noialtri)


Il Titanic va incontro al suo destino abissale, ma l'orchestrina continua a suonare tanghi e fox-trot, ignara e al caldo, nel cuore della nave.
Noi di "terza classe", dato che abbiamo studiato di più, siamo furbi e prudenti, possiamo lanciarci in acqua per... morire assiderati.
Quelli di "prima classe", con i loro servi, prostitute e lacchè, possono - giustamente - fare la fine dei topi, nelle loro sale da ballo.
Ma alla fine della fiera, alla fine della crisi che arriva, chi si salverà? E che mondo avrà intorno?
Quanti anni dureranno i soldi depredati dai bilanci pubblici, ai futuri Sceicchi di un Salento di mendicanti e banditi?

Ma che fa questa gentaglia di Remo?
Al solito, gira con la fortuna
e disprezza chi cade.
Se Norzia avesse sostenuto il suo Toscano,
se il vecchio imperatore ignaro
fosse caduto nell'agguato,
proprio quel popolo avrebbe nel medesimo istante
proclamato Seiano Augusto.
Ormai, da quando non si vendono più i voti,
ha perso ogni interesse; un tempo
attribuiva tutto lui, potere,
fasci, legioni; adesso lascia fare,
spasima solo per due cose: pane e giochi
"Sento che molti altri ne morranno."
"Sicuro, grande è la fornace."
"vicino all'altare di Marte
ho incontrato un amico mio,
Bruttidio, pallido come uno straccio;
temo che, per non averlo difeso al meglio,
come Aiace vinto, l'imperatore
voglia punirci. Corriamo, corriamo,
finché giace su questa riva,
a calpestare il nemico di Cesare.
E ci vedano i servi,
perché non vi sia chi possa negarlo
e trascini in giudizio il suo padrone
atterrito, con una corda al collo."
Questi allora i discorsi su Seiano,
i mormorii sibillini del volgo.

Decimo Giunio Giovenale (Satire, libro IV)

Nessun commento:

Posta un commento